sabato 30 luglio 2011

Da: ANSA

Dall'Italia due brevetti per abitare su Marte

Processi per costruire 'case'

Impianti e serre per garantire la produzione di sostanze utili alla sopravvivenza umana su Marte (fonte:università di Cagliari, Asi,Crs4) Impianti e serre per garantire la produzione di sostanze utili alla sopravvivenza umana su Marte (fonte:università di Cagliari, Asi,Crs4)
Utilizzare gli elementi presenti nel suolo di Marte, della Luna o di un asteroide per fabbricare 'mattoni' per costruire strutture abitabili e nuove tecnologie per ottenere dall'atmosfera e dal suolo (questa volta solo di Marte) tutti gli elementi indispensabili alla sopravvivenza dell'uomo, dall'aria al cibo: sono i due brevetti italiani che guardano al futuro dell'esplorazione spaziale.

I brevetti sono entrambi il risultato del progetto Cosmic, il primo progetto italiano finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) con 500.000 euro nel settore dell'esplorazione spaziale umana, ha detto il responsabile del progetto Giacomo Cao, del dipartimento di Ingegneria chimica dell'università di Cagliari.

Obiettivo del primo brevetto, depositato da università di Cagliari e Asi, ''e' costruire sul posto strutture capaci di proteggere gli astronauti da meteoriti e raggi cosmici e di offrire loro un ambiente in cui vivere e lavorare'', ha spiegato Cao. Il primo passo consisterà nel portare su Marte, ma anche sulla Luna o su un asteroide, pannelli solari e impianti per estrarre dal suolo gli elementi utili a costruire veri e propri "mattoni" da assemblare per costruire strutture abitabili.

Il secondo brevetto, depositato da università di Cagliari, Asi e Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna (Csr4), riguarda invece soltanto l'esplorazione di Marte: prevede, ha spiegato Cao, lo sfruttamento dell'atmosfera e del suolo di Marte per produrre tutto ciò che è indispensabile alla sopravvivenza degli astronauti (dall'aria all'acqua potabile, ad alghe destinate al nutrimento) e alle loro attività (strutture abitabili, impianti per produrre propellenti e fertilizzanti)

venerdì 29 luglio 2011

'Pesata' l'antimateria, ottenuta la misura più precisa

Anche italiani dell'infn nell'esperimento al Cern di Ginevra

lL'esperimento Asacusa, al Cern di Ginevra (fonte: CERN-EX) lL'esperimento Asacusa, al Cern di Ginevra (fonte: CERN-EX)
E' stata ottenuta la misura piu' precisa in assoluto di un'antiparticella: al Cern di Ginevra una nuova tecnica laser ha permesso di misurare con estrema accuratezza la massa dell'anti-protone, la particella-specchio che vive nell'antimondo ed e' opposta rispetto al protone.

Il risultato, pubblicato su Nature, e' l'ultimo traguardo raggiunto dai ricercatori europei e giapponesi dell'esperimento Asacusa, e ha visto anche la partecipazione dei fisici del gruppo collegato di Brescia dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). ''Il grado di accuratezza che abbiamo raggiunto equivale a quella che si potrebbe avere misurando il peso della torre Eiffel a meno di un valore pari al peso di un passerotto posato in cima. La prossima volta sara' pari al peso di una piuma'', ha rilevato Masaki Hori, uno dei responsabili dell'esperimento Asacusa.

''Grazie a questa tecnica - spiega Luca Venturelli, fisico dell'Infn e docente all'universita' di Brescia - abbiamo confermato che l'antiprotone ha la stessa massa del protone, come previsto dall'attuale teoria. Lo abbiamo fatto pero' con una precisione estrema, che finora era stato possibile avere solo nello studio della materia''.

Per verificare se davvero particelle e antiparticelle sono simmetriche, ovvero hanno stessa massa e stessa carica (ma di segno opposto), i ricercatori hanno ricreato in laboratorio un sistema misto di materia e antimateria. Usando il deceleratore di antiprotoni del Cern, hanno creato un particolare atomo di elio in cui uno dei due elettroni che orbitano intorno al nucleo e' stato rimpiazzato da un anti-protone. Questo 'ibrido', definito elio antiprotonico, vive solo pochi milionesimi di secondo. In questo brevissimo lasso di tempo, i fisici sono riusciti a 'fotografarlo' grazie a una nuova tecnica chiamata 'spettroscopia a due fotoni', che con due laser consente di captare quello che fa l'antiprotone intorno al nucleo di elio. La cosa davvero innovativa e' che questa foto e' molto precisa e dettagliata e non risulta mossa anche se l'elio antiprotonico e' sempre in movimento.

giovedì 28 luglio 2011

Da: ANSA

La prima 'foto' di una molecola complessa

Scattata da italiani, per capire come interagisce con l’ambiente

Disposizione degli elettroni più esterni in una molecola di anidride carbonica, ricostruita con la tecnica sviluppata da Politecnico di Milano e CNR (fonte: S. Stagira e C. Vozzi) Disposizione degli elettroni più esterni in una molecola di anidride carbonica, ricostruita con la tecnica sviluppata da Politecnico di Milano e CNR (fonte: S. Stagira e C. Vozzi)
E' stata scattata in Italia la prima 'fotografia' di una molecola complessa, nella quale è possibile vedere come gli elettroni si dispongono nello spazio determinando la natura della molecola stessa e il modo in cui interagisce col mondo circostante.
Fotografi d'eccezione, grazie a un'innovativa tecnica laser, sono i ricercatori dell'Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifn-Cnr) e del dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, che hanno pubblicato i risultati del loro studio su Nature Physics.
Come dei giocolieri da circo, gli atomi che compongono una molecola continuano a lanciarsi gli elettroni come fossero palline. Fino ad oggi era possibile solo intuire dove si muovessero queste palline, all'interno dello spazio che i fisici chiamano 'orbitale molecolare'. I ricercatori italiani sono invece riusciti a visualizzarlo direttamente grazie a una nuova tecnica chiamata 'tomografia dell'orbitale molecolaré, che si basa sull'impiego di impulsi laser estremamente intensi e di durata assai breve, dell'ordine dei milionesimi di miliardesimi di secondo.
Questa nuova tecnica potrà avere numerose applicazioni in futuro. "Nel campo della biologia - spiega Caterina Vozzi dell'Ifn-Cnr - permetterà la visualizzazione diretta di ciò che accade nelle reazioni foto-chimiche in cui, a seguito dell'assorbimento di luce, le molecole modificano la propria conformazione, ad esempio nel meccanismo di auto protezione del Dna dai raggi ultravioletti. Nel campo della biochimica, invece, essa permetterà di comprendere meglio i cicli metabolici, nei quali le molecole con identica formula chimica ma con disposizione degli atomi speculare hanno ruoli completamente diversi. Infine - conclude - la tecnica consentirà di indirizzare reazioni chimiche complesse verso la formazione di determinati prodotti, migliorandone la resa".

lunedì 25 luglio 2011

Da: Corrirere Della Sera

Il viaggio nel tempo è impossibile Confermata la teoria di Einstein

Anche il singolo fotone e il suo precursore ottico non possono superare la velocità della luce

Da un gruppo di scienziati di Hong Kong
Il viaggio nel tempo è impossibile Confermata la teoria di Einstein
Anche il singolo fotone e il suo precursore ottico non possono superare la velocità della luce
MILANO - È stata messa definitivamente la parola fine alla possibilità di realizzare il sogno del viaggio nel tempo? Con il loro studio sul singolo fotone, cioè le singole particelle di luce, un gruppo di scienziati di Hong Kong hanno confermato la teoria di Einstein sulla velocità della luce nel vuoto e dunque sepellito ogni speranza di possibili viaggi nel tempo. L’équipe di ricerca guidata da Du Shengwang dell’Unversità di scienza e tecnologia di Hong Kong ha spiegato sulla pagina web dell’ateneo di essere riusciti a dimostrare che effettivamente nulla è più veloce della luce, come aveva stabilito Albert Einstein nella teoria della relatività.
TEMPO - La probabilità di un viaggio nel tempo è infatti legata alla possibilità di superare la velocità della luce. Una decina di anni fa la relatività einsteiniana era però stata messa in discussione dopo che alcuni scienziati avevano scoperto presunti impulsi di velocità superluminale. Sebbene la scoperta risultò essere solo un effetto ottico, rimase il sospetto che la velocità della luce si potesse in qualche modo superare tramite un singolo fotone. L’Università di Hong Kong ha pubblicato online lo studio completo, mentre a presentare i risultati è intervenuta la pubblicazione su Physical Review Letters. In pratica, sostiene il team attorno a Du, i ricercatori di Hong Kong sono riusciti a misurare con precisione la velocità di un fotone. «Anche un singolo fotone, l'unità di base della luce, come pure la velocità di fase delle onde elettromagnetiche, obbedisce al postulato relativistico del limite della velocità della luce», si legge nel documento. In altre parole: i singoli fotoni non sono in grado di superare in alcun modo la velocità della luce. Insomma, anche stavolta Einstein ha dimostrato di aver ragione.
Du Shengwang
Du Shengwang

(da Nasa)
(da Nasa)

giovedì 21 luglio 2011

Con i solitoni la luce diventa fluida

Possibili ricadute positive nel campo dell'elettronica per realizzare computer ancora più veloci

Scoperta italo-francese pubblicata su Science
Con i solitoni la luce diventa fluida
Possibili ricadute positive nel campo dell'elettronica per realizzare computer ancora più veloci
MILANO - Ci sono mulinelli e «solitoni», ovvero onde «solitarie», nell’infinitamente piccolo: un team italo-francese ha osservato all’interno di un fluido di luce un fenomeno predetto sinora soltanto dalla teoria. «Per chiarire la situazione», spiega il fisico teorico Iacopo Carusotto, uno degli autori della scoperta, pubblicata su Science, «è bene sapere che normalmente la luce si propaga dalla sorgente al ricevitore in linea retta. In particolari condizioni, invece, la luce agisce come un fluido, cioè i fotoni che la compongono interagiscono tra di loro e rimbalzano uno sull’altro: assumono cioè un comportamento collettivo».
Come l’acqua che incontra un masso, hanno scoperto gli scienziati, il fluido di fotoni quando incappa in un ostacolo lo aggira. Non solo: lo fa con modalità diverse a seconda della velocità. A bassa velocità, il fluido di luce aggira il masso e continua come se nulla fosse accaduto. Ad alte velocità, forma invece mulinelli «come quelli che si creano nella vasca da bagno» e onde solitarie molto particolari: i «solitoni idrodinamici». Ora gli scienziati puntano a «ricostruire la dinamica completa del fluido, con una risoluzione spaziale di milionesimi di metro, e temporale del picosecondo (milionesimo di milionesimo di secondo)».
COMPUTER - Novità per pochi addetti? Certo, ma le conseguenze di simili indagini potrebbero interessare il grande pubblico. «Questo campo di ricerche, che è a cavallo tra la fisica della materia condensata e l’ottica quantistica», precisa Carusotto, «potrebbe servire per utilizzare la luce come vettore di informazione. Nei computer tradizionali l’informazione viene elaborata e trasportata per via elettronica; nel nostro caso potrebbe funzionare per via ottica. Insomma: si potrebbero fare computer più veloci e più economici».
Raffigurazione di un solitone
Raffigurazione di un solitone

Da: corriere della sera


Cape Canaveral: atterrato l'ultimo shuttle

Nel giorno del 42mo anniversario del primo uomo sulla Luna si concludono 30 anni di epopea della navetta

Atlantis ha toccato terra alle 5,56 (le 11,56 in Italia)
Cape Canaveral: atterrato l'ultimo shuttle
Nel giorno del 42mo anniversario del primo uomo sulla Luna si concludono 30 anni di epopea della navetta
MILANO - In perfetto orario, è atterrato a CapeCanaveral l'ultimo shuttle della storia. Atlantis ha toccato terra alle 5,56 (le 11,56 in Italia). Le condizioni meteorologiche sulla Florida erano perfette e in migliaia attendevano all'alba ai margini della pista di atterraggio per l'ultimo saluto alla navetta. A bordo si trovavano i quattro astronauti che due giorni fa avevano concluso la loro missione sulla Stazione spaziale internazionale. Il giorno dell'atterraggio coincide con i 42 anni dello sbarco del primo uomo sulla Luna - Neil Armstrong arrivò infatti sul nostro satellite il 21 luglio 1969 - e a 50 anni esatti dal volo del secondo americano nello spazio: Gus Grissom.

FUTURO - Circa 8 mila persone perderanno il loro lavoro per lo stop al programma shuttle dopo 135 missioni. La Nasa però ha già pronta la prossima missione: lo sbarco di astronauti su Marte, come indicato dal presidente Barack Obama.

mercoledì 20 luglio 2011

Siringhe molecolari per trasferire geni

Le studia un gruppo di ricerca dell'Universita' di Bologna

Siringhe molecolari per trasferire geni (ANSA) - ROMA, 19 LUG - Minuscole 'siringhe molecolari' potrebbero rendere molto più facile iniettare farmaci o trasferire geni all'intero delle cellule malate. Ne è convinto un gruppo di ricerca dell'università di Bologna che spiega come utilizzare i tubi più piccoli mai costruiti in laboratorio in uno studio in via di pubblicazione sulla rivista Biomaterials. I nanotubi di carbonio potrebbero essere usati come potenziali aghi per fare iniezioni a livello microscopico. (ANSA).

sabato 16 luglio 2011

entro l'anno le lenti a contatto

Prove tecniche di realtà (aumentata)

L'«augmented reality» amplia gli orizzonti d'uso. Oggi lo smartphone, entro l'anno le lenti a contatto

entro l'anno le lenti a contatto
Prove tecniche di realtà (aumentata)
L'«augmented reality» amplia gli orizzonti d'uso. Oggi lo smartphone, entro l'anno le lenti a contatto
Anche senza avere la sfera di cristallo una previsione si può fare senza azzardo: entro la fine del decennio la realtà aumentata avrà cambiato il modo in cui guardiamo il mondo. Questo sistema, infatti, permette di aggiungere alla nostra visione tradizionale una serie di informazioni che espandono la conoscenza di quello che stiamo osservando. La percezione della realtà viene così «aumentata» attraverso oggetti virtuali e dati che possono essere fruiti in tempo reale. Ad esempio mentre siamo in auto il parabrezza si può trasformare in un visore per comunicarci la distanza che manca alla nostra destinazione finale, il costo della benzina applicata dal prossimo distributore, la presenza di lavori in corso o di uno svincolo pericoloso, il tutto mentre continuiamo a guidare osservando la strada davanti a noi.
Nonostante questa innovazione sia in circolazione da tempo e abbia già trovato molte applicazioni in contesti professionali, in particolare nell'aviazione civile e in ambito militare, ora è pronta a fare il salto di qualità raggiungendo milioni di consumatori. Infatti, grazie agli smartphone, è possibile sperimentare la realtà aumentata in modo pratico e intuitivo. I telefonini di ultima generazione hanno tutto quello che serve: una fotocamera, un visore, il collegamento alla Rete e un processore per elaborare i dati. Si punta il dispositivo su un oggetto o verso un particolare ambiente (una strada, la sala di un museo, la corsia di un supermercato) e il gioco è fatto.
Secondo gli analisti di Juniper Research, le applicazioni di realtà aumentata fruite con dispositivi mobili raggiungeranno la cifra di 1,4 miliardi di download entro il 2015, generando un volume d'affari pari a 1,5 miliardi di dollari. Numeri interessanti per un fenomeno relativamente nuovo. I motivi di questo successo annunciato sono semplici: è una tecnologia facile da utilizzare, piuttosto semplice da sviluppare, estremamente ricca e coinvolgente. Che sia un terreno fertile e di grandi opportunità è stato confermato anche dagli esperti che si sono dati appuntamento allo Iar 2011 (Italian Augmented Reality), l'evento organizzato a Milano da JoinPad, una delle realtà italiane più dinamiche nel mondo della realtà aumentata. Durante i lavori è infatti emersa la possibilità che questa tecnologia conquisti presto campi diversi rispetto a quelli finora esplorati. Se nella pubblicità e nel marketing l'augmented reality (Ar), ha già avuto riscontri significativi, nuovi sviluppi potrebbero avere impatti addirittura superiori.
«La realtà aumentata, fino a oggi, è stata prevalentemente accostata a servizi legati alla comunicazione o alla pubblicità», dice Mauro Rubin, ceo di JoinPad. «Noi riteniamo che possa essere anche il veicolo di un nuovo modo di affrontare qualsiasi tipo di esigenza industriale oltre che uno strumento in grado di cambiare radicalmente il modo di apprendere e di percepire la realtà». Proprio la giovane start up milanese ha messo a punto degli algoritmi proprietari che permettono alla realtà aumentata di essere utilizzata facilmente nella vita quotidiana, consentendo il riconoscimento diretto di oggetti e immagini (in passato si usavano simboli particolari chiamati marker). In questo modo sarà possibile puntare il nostro cellulare verso una bottiglia di vino per poterne scoprire tutte le caratteristiche o inquadrare un'auto parcheggiata per strada per scaricare ogni minimo dettaglio, senza fare fatica e in tempo reale.
Nel giro di qualche anno vedremo applicare questa tecnologia anche nei punti vendita: entrando in un negozio di abbigliamento sarà possibile provare virtualmente i capi, cambiando con un clic modelli e colori, mentre in un supermercato basterà avvicinare lo smartphone a una melanzana per sapere da dove viene, chi la produce, se ha una certificazione bio oppure no. Interessanti sono anche i possibili sviluppi in ambito didattico, tanto che già alcuni musei italiani come Palazzo Medici Riccardi a Firenze, consentono di scaricare «app» per approfondire la visione delle opere esposte. Anche i libri del futuro verranno «aumentati». Grazie a questa tecnologia, ad esempio, l'immagine di un progetto di architettura potrà prendere vita in modo tridimensionale, proprio davanti ai nostri occhi. Sorprese affascinanti si annunciano inoltre nel mondo dei videogame, dove questo tipo di tecnologia renderà l'esperienza di gioco più divertente e coinvolgente come dimostra il recente successo di AR Drone di Parrot e della Nintendo 3DS.
Ma c'è di più. Se oggi è il telefonino a rendere semplice l'uso della realtà aumentata, domani potrebbero essere addirittura «banali» lenti a contatto. Nei laboratori dell'Università di Washington a Seattle, il team del professor Barak Parviz, esperto in nanobiotecnologie, sta mettendo a punto sofisticati visori da applicare direttamente sugli occhi, capaci di rivoluzionare totalmente il modo in cui percepiamo la realtà. Fantascienza? Niente affatto, queste lenti potrebbero essere utilizzate dai militari americani entro la fine dell'anno e comparire nei negozi in tempi molto brevi.
Applicazione di realtà aumentata
Applicazione di realtà aumentata

giovedì 14 luglio 2011

CERN

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Logo del CERN.

Mappa della localizzazione dell' LHC e dell' SPS del CERN, al confine tra Francia e Svizzera nei pressi di Ginevra.
L'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (in inglese European Organization for Nuclear Research, in francese Organisation Européenne pour la Recherche Nucléaire), comunemente conosciuta con l'acronimo CERN, è il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. Si trova al confine tra Svizzera e Francia alla periferia ovest della città di Ginevra. La convenzione che istituiva il CERN fu firmata il 29 settembre 1954 da 12 stati membri. Oggi ne fanno parte 20 stati membri più alcuni osservatori, compresi stati extraeuropei.
Scopo principale del CERN è quello di fornire ai ricercatori gli strumenti necessari per la ricerca in fisica delle alte energie. Questi sono principalmente gli acceleratori di particelle, che portano nuclei atomici e particelle subnucleari ad energie molto elevate, e i rivelatori che permettono di osservare i prodotti delle collisioni tra fasci di queste particelle. Ad energie sufficientemente elevate, i prodotti di queste reazioni possono essere radicalmente differenti dai costituenti originali dei fasci, e a più riprese sono state prodotte e scoperte in questa maniera particelle fino a quel momento ignote.

 

L'acronimo

L'acronimo CERN ha un'origine storica. Dopo la seconda guerra mondiale si sentì il bisogno di fondare un centro europeo all'avanguardia per la ricerca al fine di ridare all'Europa il primato nella fisica dato che in quegli anni i principali centri di ricerca si trovavano tutti negli Stati Uniti. A tale scopo nel 1952 undici Paesi europei riuniscono un consiglio di scienziati con il compito di tradurre in realtà il desiderio dei loro Paesi. Il consiglio viene denominato Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare (in francese Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire) da cui l'acronimo CERN. Quando nel 1954 prende vita il progetto del centro di ricerca europeo vagliato dal Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare e nasce l'Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare, essa ne eredita l'acronimo.
Il fatto che l'acronimo CERN non derivi dal nome del centro di ricerca crea a volte confusione, tanto che tale nome viene informalmente modificato in Centro Europeo per la Ricerca Nucleare (in francese Centre Européen pour la Recherche Nucléaire) in modo da ristabilire corrispondenza tra l'acronimo e il nome del centro di ricerca.

Il complesso degli acceleratori


Il complesso degli acceleratori del CERN (non in scala)
Il complesso degli acceleratori del CERN comprende sette acceleratori principali, costruiti in vari periodi a partire dalla fondazione dell'istituto. Fin dal principio, è stato previsto che ogni nuova e più potente macchina avrebbe utilizzato le precedenti come "iniettori", creando una catena di acceleratori che porta gradualmente un fascio di particelle ad energie sempre più elevate. Difatti, ogni tecnologia di accelerazione delle particelle ha dei ben precisi limiti di energia operativa massima e minima, e nessuna macchina del CERN oltre agli acceleratori lineari può accettare particelle "ferme".
Per consentire il funzionamento di questa catena, tutte le funzioni degli acceleratori sono coordinate da un unico segnale di riferimento, generato da un sistema di orologi atomici e distribuito per tutta l'installazione, con una precisione dell'ordine del nanosecondo.
Gli acceleratori principali a disposizione del CERN sono:
  • Due LINAC, o acceleratori lineari, che generano particelle a basse energie, che successivamente vengono immesse nel PS Booster. Uno fornisce protoni a 50 MeV, l'altro ioni pesanti. Sono noti come Linac2 e Linac3, rispettivamente. Tutta la catena di acceleratori successiva dipende da queste sorgenti.
  • Il PS Booster, che aumenta l'energia delle particelle generate dai LINAC prima di iniettarle nel PS. (fino a 1500 MeV per i protoni, ovvero 1,5 GeV). Viene inoltre utilizzato per esperimenti separati, come ad esempio ISOLDE (Isotope Separator On-line), che studia nuclei instabili di isotopi molto pesanti ed è dotato di un suo piccolo LINAC dedicato chiamato REX-ISOLDE.
  • Il Proton Synchroton da 28 GeV (PS), costruito nel 1959.
  • Il Super Proton Synchrotron (SPS), un acceleratore circolare di 2 km di diametro, costruito in un tunnel, che iniziò a funzionare nel 1976. Originariamente aveva un'energia di 300 GeV, ma è stato potenziato più volte fino agli attuali 450 GeV per il protone. Oltre ad avere una propria linea di fascio rettilinea per esperimenti a bersaglio fisso, ha funzionato come collisore protone-antiprotone e come booster finale per gli elettroni e i positroni da iniettare nel Large Electron Positron Collider (LEP). Riprenderà questo ruolo per i protoni e gli ioni piombo richiesti dall' LHC.
  • Il Large Hadron Collider (LHC), entrato in funzione il 10 settembre 2008, che ha rimpiazzato il LEP. Si estende su una circonferenza di 27 chilometri ed è stato progettato per 7000 GeV (7 TeV) di energia massima per fasci di protoni, con la previsione di innalzarla successivamente a 14 TeV; è la più alta della storia e dovrebbe permettere condizioni sperimentali paragonabili a quelle dei primi momenti di vita dell'Universo, subito dopo il Big Bang.
Il 21 settembre 2008, pochi giorni dopo l'inaugurazione, l'LHC ha presentato una fuga di Elio con il conseguente innalzamento della temperatura sopra i -270 gradi centigradi. Il guasto ha costretto i ricercatori a spegnere l'acceleratore per quasi due mesi, per riparare il guasto e riportare la temperatura ai valori necessari. L' LHC è ripartito il 20 novembre 2009.

Successi scientifici

Alcuni importanti successi nel campo della fisica delle particelle sono stati possibili grazie agli esperimenti del CERN. Per esempio:
  • La scoperta della corrente neutra nel 1973 nella camera a bolle Gargamelle.
  • La scoperta dei bosoni W e Z nel 1983 negli esperimenti UA1 e UA2 dell'SPS.
  • Nel 1983 il premio Nobel per la fisica fu assegnato a Carlo Rubbia e Simon van der Meer per quest'ultima scoperta.
  • Nel 1992 il premio Nobel per la fisica fu assegnato a Georges Charpak "per l'invenzione e lo sviluppo dei rivelatori di particelle, in particolare della camera proporzionale a multifili".

LEP

Il Large Electron-Positron (LEP) collider è stato il progetto principale al Cern dal 1989 al 2000. Questa macchina è stata in grado di accelerare elettroni e positroni fino a 100 GeV, un'energia cinetica che corrisponde a velocità prossime a quelle della luce. L'acceleratore è stato costruito in un tunnel sotterraneo di 27 km, a circa 100 metri di profondità, ed era composto in gran parte da magneti collegati l'uno all'altro lungo tutto il tunnel, che curvano la traiettoria delle particelle accelerate mantenendole in "orbita" nel tubo a vuoto che li attraversava al centro. A intervalli regolari, tra questi magneti noti come dipoli erano interposte le camere di accelerazione che effettivamente fornivano energia alle particelle, e magneti più complessi necessari per guidare il fascio (quadrupoli, sestupoli, etc.) Questa è la tecnologia del sincrotrone, utilizzata in tutte le macchine del CERN dal PS Booster in poi.
Lo scopo di questo progetto è stato osservare cosa succede quando si scontrano elettroni e positroni. Fino alla fine del 1995, l'obiettivo del LEP è stato studiare la particella Z0 (LEP1): dal 1995 in poi l'energia è stata gradualmente aumentata per studiare la produzione di coppie di bosoni W+/ W- e per portare avanti la ricerca della particella di Higgs e di nuovi fenomeni al di là del Modello standard. Ci sono infatti forti ragioni teoriche per aspettarsi che tutta una nuova fisica si debba aprire ad energie non troppo più alte della massa dell'Higgs. Il bosone Higgs, se esiste, è la causa dell'esistenza della materia. I risultati principali di LEP sono stati:
  • Dimostrare che esistono solo 3 neutrini
  • Verificare che il bosone Higgs può esistere veramente
  • Uno studio approfondito sul bosone Z0 responsabile dell'interazione debole
  • Misurare la massa del bosone W
  • Misura della massa del quark top tramite correzioni radiative

LHC, l'acceleratore del futuro


La costruzione del rivelatore CMS
Gran parte del lavoro che viene svolto attualmente al CERN è incentrato sul Large Hadron Collider (LHC) (grande collisore di adroni) e agli esperimenti collegati. L'LHC è stato messo in funzione il 10 settembre 2008, ma la parte sperimentale è stata interrotta pochi giorni dopo a causa di un guasto tecnico.
L'acceleratore è situato all'interno dello stesso tunnel circolare di 27 km di lunghezza in precedenza utilizzato dal LEP (Large Electron Positron collider), che non è più operativo dal novembre 2000. Il complesso di acceleratori PS/SPS viene utilizzato per pre-accelerare i protoni che in seguito vengono immessi nell'LHC. Il tunnel si trova a 100 m di profondità in media, in una regione compresa tra l'aeroporto di Ginevra e i monti del Giura. Cinque diversi esperimenti (CMS, ATLAS, ALICE, LHCb e TOTEM) sono in fase di costruzione, ognuno di essi studierà le collisioni tra particelle con metodi diversi e facendo uso di tecnologie differenti.
Al momento della collisione, l'energia all'interno dell'LHC potrà raggiungere valori che saranno gradualmente innalzati fino a 14 TeV. L'acceleratore necessita di un fortissimo campo magnetico per mantenere il fascio nella traiettoria dei 27 km e a tal fine viene utilizzata la tecnologia dei superconduttori. La progettazione dell'LHC ha richiesto una precisione straordinaria, basti pensare ad esempio che è necessario tenere conto dell'influenza della forza di attrazione gravitazionale esercitata dalla Luna sulla crosta terrestre e dei disturbi elettrici provocati dal passaggio dei treni in superficie ad un chilometro di distanza. Il CERN e l'informatica

Il computer NeXT di Tim Berners-Lee al CERN che divenne il primo Web server.
Il primo computer arrivò al CERN nel 1959. Da allora cominciò la sfida di piegare l'informatica al servizio dei fisici. Uno dei protagonisti di questa storia è stato l'italiano Paolo Zanella, capo della divisione informatica per 13 anni, tra il 1976 e il 1989. Per la fisica cominciò una nuova era di ricerca in cui gli esperimenti producevano una mole di dati tale da rendere impossibile la sola elaborazione umana. I fisici si rassegnarono all'utilizzo di calcolatori e software per filtrare ed elaborare la montagna di dati alla ricerca degli eventi ritenuti significativi per l'esito degli esperimenti. Successivamente si sperimentò il collegamento di più calcolatori fra di loro: fu la volta della prima rete di computer. Piano piano, nacque al CERN uno dei centri di calcolo più potenti in Europa, dedicato alle richieste sempre più esigenti dei nuovi esperimenti e della capacità sempre più spinta di acquisizione dati delle strumentazioni collegati ai nuovi acceleratori.

Dove è nato il Web


Immagine del primo browser web.
Il World Wide Web è nato al CERN nel 1989, da un'idea di Tim Berners-Lee e Robert Cailliau. Nacque come progetto marginale nel 1980 chiamato ENQUIRE basato sul concetto dell'ipertesto (anche se Berners-Lee ignorava ancora la parola ipertesto). Con lo scopo di scambiare efficientemente dati tra chi lavorava a diversi esperimenti è stato introdotto al CERN nel 1989 con il progetto WorldWideWeb, il primo browser sviluppato sempre da Berners-Lee. Inoltre Tim Berners-Lee sviluppò le infrastrutture che servono il Web e cioè il primo web server.
Il 30 aprile 1993 il CERN annunciò che il World Wide Web sarebbe stato libero per tutti.
Nel 1993 la NCSA rilasciò il primo browser grafico, Mosaic. Da quel momento lo sviluppo del www fu inarrestabile.

Un laboratorio di pace

Al CERN persone da tutte le parti del mondo si incontrano, collaborano, discutono. Riescono a lavorare insieme persone provenienti da paesi in guerra tra loro, ad esempio israeliani e palestinesi. In questo senso il CERN è un laboratorio di pace.
« Il CERN è stato fondato meno di 10 anni dopo la costruzione della bomba atomica. Penso che l'esistenza della bomba abbia avuto una grande importanza nel rendere possibile il CERN. L'Europa è stata teatro di violente guerre per più di duecento anni. Adesso, con la fondazione del CERN, abbiamo qualcosa di diverso.
Spero che gli scienziati al CERN si ricordino di avere anche altri doveri oltre che proseguire la ricerca nella fisica delle particelle. Essi rappresentano il risultato di secoli di ricerca e di studio per mostrare il potere dello spirito umano, quindi mi appello a loro affinché non si considerino tecnici, ma guardiani di questa fiamma dell'unità europea, così che l'Europa possa salvaguardare la pace nel mondo. »
(Isidor Isaac Rabi, in occasione del trentesimo anniversario del CERN (1984))

Stati membri


██ Paesi fondatori
██ Paesi che si sono uniti in seguito
Attualmente fanno parte del CERN venti stati membri.
I paesi fondatori del CERN sono:
  • bandiera Belgio
  • bandiera Danimarca
  • bandiera Francia
  • bandiera Germania
  • bandiera Grecia
  • bandiera Italia
  • bandiera Jugoslavia, che esce dal CERN nel 1961
  • bandiera Norvegia
  • bandiera Paesi Bassi
  • bandiera Regno Unito
  • bandiera Svezia
  • bandiera Svizzera
A questi si sono aggiunti:
  • bandiera Austria nel 1959,
  • bandiera Spagna nel 1961, esce dal CERN nel 1969 e rientra nel 1983
  • bandiera Portogallo nel 1985,
  • bandiera Finlandia nel 1991,
  • bandiera Polonia nel 1991,
  • bandiera Ungheria nel 1992,
  • bandiera Repubblica Ceca nel 1993,
  • bandiera Slovacchia nel 1993,
  • bandiera Bulgaria nel 1999,
  • bandiera Romania nel 2010.

 Budget 2009

Stato membro↓Contributo↓Mil. CHF↓Mil. EUR↓
bandiera Germania19,88 %218,6144,0
bandiera Francia15,34 %168,7111,2
bandiera Regno Unito14,70 %161,6106,5
bandiera Italia11,51 %126,583,4
bandiera Spagna8,52 %93,761,8
bandiera Paesi Bassi4,79 %52,734,7
bandiera Svizzera3,01 %33,121,8
bandiera Polonia2,85 %31,420,7
bandiera Belgio2,77 %30,420,1
bandiera Svezia2,76 %30,420,0
bandiera Norvegia2,53 %27,818,3
bandiera Austria2,24 %24,716,3
bandiera Grecia1,96 %20,513,5
bandiera Danimarca1,76 %19,412,8
bandiera Finlandia1,55 %17,011,2
bandiera Repubblica Ceca1,15 %12,78,4
bandiera Portogallo1,14 %12,58,2
bandiera Ungheria0,78 %8,65,6
bandiera Slovacchia0,54 %5,93,9
bandiera Bulgari0,22 %2,41,6