sabato 30 luglio 2011

Da: ANSA

Dall'Italia due brevetti per abitare su Marte

Processi per costruire 'case'

Impianti e serre per garantire la produzione di sostanze utili alla sopravvivenza umana su Marte (fonte:università di Cagliari, Asi,Crs4) Impianti e serre per garantire la produzione di sostanze utili alla sopravvivenza umana su Marte (fonte:università di Cagliari, Asi,Crs4)
Utilizzare gli elementi presenti nel suolo di Marte, della Luna o di un asteroide per fabbricare 'mattoni' per costruire strutture abitabili e nuove tecnologie per ottenere dall'atmosfera e dal suolo (questa volta solo di Marte) tutti gli elementi indispensabili alla sopravvivenza dell'uomo, dall'aria al cibo: sono i due brevetti italiani che guardano al futuro dell'esplorazione spaziale.

I brevetti sono entrambi il risultato del progetto Cosmic, il primo progetto italiano finanziato dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) con 500.000 euro nel settore dell'esplorazione spaziale umana, ha detto il responsabile del progetto Giacomo Cao, del dipartimento di Ingegneria chimica dell'università di Cagliari.

Obiettivo del primo brevetto, depositato da università di Cagliari e Asi, ''e' costruire sul posto strutture capaci di proteggere gli astronauti da meteoriti e raggi cosmici e di offrire loro un ambiente in cui vivere e lavorare'', ha spiegato Cao. Il primo passo consisterà nel portare su Marte, ma anche sulla Luna o su un asteroide, pannelli solari e impianti per estrarre dal suolo gli elementi utili a costruire veri e propri "mattoni" da assemblare per costruire strutture abitabili.

Il secondo brevetto, depositato da università di Cagliari, Asi e Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna (Csr4), riguarda invece soltanto l'esplorazione di Marte: prevede, ha spiegato Cao, lo sfruttamento dell'atmosfera e del suolo di Marte per produrre tutto ciò che è indispensabile alla sopravvivenza degli astronauti (dall'aria all'acqua potabile, ad alghe destinate al nutrimento) e alle loro attività (strutture abitabili, impianti per produrre propellenti e fertilizzanti)

venerdì 29 luglio 2011

'Pesata' l'antimateria, ottenuta la misura più precisa

Anche italiani dell'infn nell'esperimento al Cern di Ginevra

lL'esperimento Asacusa, al Cern di Ginevra (fonte: CERN-EX) lL'esperimento Asacusa, al Cern di Ginevra (fonte: CERN-EX)
E' stata ottenuta la misura piu' precisa in assoluto di un'antiparticella: al Cern di Ginevra una nuova tecnica laser ha permesso di misurare con estrema accuratezza la massa dell'anti-protone, la particella-specchio che vive nell'antimondo ed e' opposta rispetto al protone.

Il risultato, pubblicato su Nature, e' l'ultimo traguardo raggiunto dai ricercatori europei e giapponesi dell'esperimento Asacusa, e ha visto anche la partecipazione dei fisici del gruppo collegato di Brescia dell'Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn). ''Il grado di accuratezza che abbiamo raggiunto equivale a quella che si potrebbe avere misurando il peso della torre Eiffel a meno di un valore pari al peso di un passerotto posato in cima. La prossima volta sara' pari al peso di una piuma'', ha rilevato Masaki Hori, uno dei responsabili dell'esperimento Asacusa.

''Grazie a questa tecnica - spiega Luca Venturelli, fisico dell'Infn e docente all'universita' di Brescia - abbiamo confermato che l'antiprotone ha la stessa massa del protone, come previsto dall'attuale teoria. Lo abbiamo fatto pero' con una precisione estrema, che finora era stato possibile avere solo nello studio della materia''.

Per verificare se davvero particelle e antiparticelle sono simmetriche, ovvero hanno stessa massa e stessa carica (ma di segno opposto), i ricercatori hanno ricreato in laboratorio un sistema misto di materia e antimateria. Usando il deceleratore di antiprotoni del Cern, hanno creato un particolare atomo di elio in cui uno dei due elettroni che orbitano intorno al nucleo e' stato rimpiazzato da un anti-protone. Questo 'ibrido', definito elio antiprotonico, vive solo pochi milionesimi di secondo. In questo brevissimo lasso di tempo, i fisici sono riusciti a 'fotografarlo' grazie a una nuova tecnica chiamata 'spettroscopia a due fotoni', che con due laser consente di captare quello che fa l'antiprotone intorno al nucleo di elio. La cosa davvero innovativa e' che questa foto e' molto precisa e dettagliata e non risulta mossa anche se l'elio antiprotonico e' sempre in movimento.

giovedì 28 luglio 2011

Da: ANSA

La prima 'foto' di una molecola complessa

Scattata da italiani, per capire come interagisce con l’ambiente

Disposizione degli elettroni più esterni in una molecola di anidride carbonica, ricostruita con la tecnica sviluppata da Politecnico di Milano e CNR (fonte: S. Stagira e C. Vozzi) Disposizione degli elettroni più esterni in una molecola di anidride carbonica, ricostruita con la tecnica sviluppata da Politecnico di Milano e CNR (fonte: S. Stagira e C. Vozzi)
E' stata scattata in Italia la prima 'fotografia' di una molecola complessa, nella quale è possibile vedere come gli elettroni si dispongono nello spazio determinando la natura della molecola stessa e il modo in cui interagisce col mondo circostante.
Fotografi d'eccezione, grazie a un'innovativa tecnica laser, sono i ricercatori dell'Istituto di fotonica e nanotecnologie del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifn-Cnr) e del dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, che hanno pubblicato i risultati del loro studio su Nature Physics.
Come dei giocolieri da circo, gli atomi che compongono una molecola continuano a lanciarsi gli elettroni come fossero palline. Fino ad oggi era possibile solo intuire dove si muovessero queste palline, all'interno dello spazio che i fisici chiamano 'orbitale molecolare'. I ricercatori italiani sono invece riusciti a visualizzarlo direttamente grazie a una nuova tecnica chiamata 'tomografia dell'orbitale molecolaré, che si basa sull'impiego di impulsi laser estremamente intensi e di durata assai breve, dell'ordine dei milionesimi di miliardesimi di secondo.
Questa nuova tecnica potrà avere numerose applicazioni in futuro. "Nel campo della biologia - spiega Caterina Vozzi dell'Ifn-Cnr - permetterà la visualizzazione diretta di ciò che accade nelle reazioni foto-chimiche in cui, a seguito dell'assorbimento di luce, le molecole modificano la propria conformazione, ad esempio nel meccanismo di auto protezione del Dna dai raggi ultravioletti. Nel campo della biochimica, invece, essa permetterà di comprendere meglio i cicli metabolici, nei quali le molecole con identica formula chimica ma con disposizione degli atomi speculare hanno ruoli completamente diversi. Infine - conclude - la tecnica consentirà di indirizzare reazioni chimiche complesse verso la formazione di determinati prodotti, migliorandone la resa".

lunedì 25 luglio 2011

Da: Corrirere Della Sera

Il viaggio nel tempo è impossibile Confermata la teoria di Einstein

Anche il singolo fotone e il suo precursore ottico non possono superare la velocità della luce

Da un gruppo di scienziati di Hong Kong
Il viaggio nel tempo è impossibile Confermata la teoria di Einstein
Anche il singolo fotone e il suo precursore ottico non possono superare la velocità della luce
MILANO - È stata messa definitivamente la parola fine alla possibilità di realizzare il sogno del viaggio nel tempo? Con il loro studio sul singolo fotone, cioè le singole particelle di luce, un gruppo di scienziati di Hong Kong hanno confermato la teoria di Einstein sulla velocità della luce nel vuoto e dunque sepellito ogni speranza di possibili viaggi nel tempo. L’équipe di ricerca guidata da Du Shengwang dell’Unversità di scienza e tecnologia di Hong Kong ha spiegato sulla pagina web dell’ateneo di essere riusciti a dimostrare che effettivamente nulla è più veloce della luce, come aveva stabilito Albert Einstein nella teoria della relatività.
TEMPO - La probabilità di un viaggio nel tempo è infatti legata alla possibilità di superare la velocità della luce. Una decina di anni fa la relatività einsteiniana era però stata messa in discussione dopo che alcuni scienziati avevano scoperto presunti impulsi di velocità superluminale. Sebbene la scoperta risultò essere solo un effetto ottico, rimase il sospetto che la velocità della luce si potesse in qualche modo superare tramite un singolo fotone. L’Università di Hong Kong ha pubblicato online lo studio completo, mentre a presentare i risultati è intervenuta la pubblicazione su Physical Review Letters. In pratica, sostiene il team attorno a Du, i ricercatori di Hong Kong sono riusciti a misurare con precisione la velocità di un fotone. «Anche un singolo fotone, l'unità di base della luce, come pure la velocità di fase delle onde elettromagnetiche, obbedisce al postulato relativistico del limite della velocità della luce», si legge nel documento. In altre parole: i singoli fotoni non sono in grado di superare in alcun modo la velocità della luce. Insomma, anche stavolta Einstein ha dimostrato di aver ragione.
Du Shengwang
Du Shengwang

(da Nasa)
(da Nasa)

giovedì 21 luglio 2011

Con i solitoni la luce diventa fluida

Possibili ricadute positive nel campo dell'elettronica per realizzare computer ancora più veloci

Scoperta italo-francese pubblicata su Science
Con i solitoni la luce diventa fluida
Possibili ricadute positive nel campo dell'elettronica per realizzare computer ancora più veloci
MILANO - Ci sono mulinelli e «solitoni», ovvero onde «solitarie», nell’infinitamente piccolo: un team italo-francese ha osservato all’interno di un fluido di luce un fenomeno predetto sinora soltanto dalla teoria. «Per chiarire la situazione», spiega il fisico teorico Iacopo Carusotto, uno degli autori della scoperta, pubblicata su Science, «è bene sapere che normalmente la luce si propaga dalla sorgente al ricevitore in linea retta. In particolari condizioni, invece, la luce agisce come un fluido, cioè i fotoni che la compongono interagiscono tra di loro e rimbalzano uno sull’altro: assumono cioè un comportamento collettivo».
Come l’acqua che incontra un masso, hanno scoperto gli scienziati, il fluido di fotoni quando incappa in un ostacolo lo aggira. Non solo: lo fa con modalità diverse a seconda della velocità. A bassa velocità, il fluido di luce aggira il masso e continua come se nulla fosse accaduto. Ad alte velocità, forma invece mulinelli «come quelli che si creano nella vasca da bagno» e onde solitarie molto particolari: i «solitoni idrodinamici». Ora gli scienziati puntano a «ricostruire la dinamica completa del fluido, con una risoluzione spaziale di milionesimi di metro, e temporale del picosecondo (milionesimo di milionesimo di secondo)».
COMPUTER - Novità per pochi addetti? Certo, ma le conseguenze di simili indagini potrebbero interessare il grande pubblico. «Questo campo di ricerche, che è a cavallo tra la fisica della materia condensata e l’ottica quantistica», precisa Carusotto, «potrebbe servire per utilizzare la luce come vettore di informazione. Nei computer tradizionali l’informazione viene elaborata e trasportata per via elettronica; nel nostro caso potrebbe funzionare per via ottica. Insomma: si potrebbero fare computer più veloci e più economici».
Raffigurazione di un solitone
Raffigurazione di un solitone

Da: corriere della sera


Cape Canaveral: atterrato l'ultimo shuttle

Nel giorno del 42mo anniversario del primo uomo sulla Luna si concludono 30 anni di epopea della navetta

Atlantis ha toccato terra alle 5,56 (le 11,56 in Italia)
Cape Canaveral: atterrato l'ultimo shuttle
Nel giorno del 42mo anniversario del primo uomo sulla Luna si concludono 30 anni di epopea della navetta
MILANO - In perfetto orario, è atterrato a CapeCanaveral l'ultimo shuttle della storia. Atlantis ha toccato terra alle 5,56 (le 11,56 in Italia). Le condizioni meteorologiche sulla Florida erano perfette e in migliaia attendevano all'alba ai margini della pista di atterraggio per l'ultimo saluto alla navetta. A bordo si trovavano i quattro astronauti che due giorni fa avevano concluso la loro missione sulla Stazione spaziale internazionale. Il giorno dell'atterraggio coincide con i 42 anni dello sbarco del primo uomo sulla Luna - Neil Armstrong arrivò infatti sul nostro satellite il 21 luglio 1969 - e a 50 anni esatti dal volo del secondo americano nello spazio: Gus Grissom.

FUTURO - Circa 8 mila persone perderanno il loro lavoro per lo stop al programma shuttle dopo 135 missioni. La Nasa però ha già pronta la prossima missione: lo sbarco di astronauti su Marte, come indicato dal presidente Barack Obama.

mercoledì 20 luglio 2011

Siringhe molecolari per trasferire geni

Le studia un gruppo di ricerca dell'Universita' di Bologna

Siringhe molecolari per trasferire geni (ANSA) - ROMA, 19 LUG - Minuscole 'siringhe molecolari' potrebbero rendere molto più facile iniettare farmaci o trasferire geni all'intero delle cellule malate. Ne è convinto un gruppo di ricerca dell'università di Bologna che spiega come utilizzare i tubi più piccoli mai costruiti in laboratorio in uno studio in via di pubblicazione sulla rivista Biomaterials. I nanotubi di carbonio potrebbero essere usati come potenziali aghi per fare iniezioni a livello microscopico. (ANSA).